Interessante sintesi della situazione di questo e dei successivi voli della Dragon V2:
Tra le altre cose, vi si dice che gli attuali Block 5 non sono ancora nella configurazione manned, perché non sono ancora stati integrati i nuovi copv. Ciò avverrà solo in con Demo 1, attualmente programmata per novembre. Per la certificazione al volo umano NASA richiede che i vettori abbiano volato almeno sette volte con successo nella stessa versione.
Il confronto fra il braccio di accesso di SLS e quello del Crew Dragon è impietoso…
Certo non si dovrebbe valutare un’attrezzatura di questo tipo per il look però… anche l’occhio vuole la sua parte e SpaceX continua a dimostrare di voler ‘apparire’ futuristica in ogni suo aspetto.
Speriamo che, oltre al look, la scelta sia positiva anche dal punto di vista tecnico.
Non voglio certo discutere sulla validità di una scelta rispetto ad un altra ma… che volete… sono un ‘vecchio’ sognatore.
Oramai la SpaceX ha conseguito (volutamente) una sorta di uniformità di design che ne consentono l’immediata identificazione con il “brand”.
Per cui razzo, capsula, tuta ed tutti gli accessori (incluso il braccio di accesso alla torre) hanno una serie di elementi distintivi che li rendono riconoscibili.
Per anni la NASA ha evitato il design come la peste, se nei primi anni la cosa era giustificabile perché era costosa e poteva portare via peso, man mano che materiali più avanzati e leggeri si sono resi disponibili la cosa aveva sempre meno senso. I russi, pur avendo meno mezzi e risorse, si sono sempre avvalsi di architetti (come la famosa Galina Balashova che ha disegnato gli interni delle Soyuz e delle varie stazioni spaziali) per introdurre elementi di design nei propri veicoli spaziali.
Se l’atteggiamento della NASA poteva essere “cool” nei primi anni 80 man mano che certe istanze di design (Apple docet) sono diventate di pubblica utilità, tale atteggiamento non ha più corso nel XXI secolo (e ancora persiste, basti pensare alla crudezza del design di Orion MPCV).
Perdonatemi la lunga digressione, sapete è l’architetto che è in me…
Sembra di rivivere la costruzione della piattaforma 39-A ai tempi della grande epopea di Apollo. Solo che allora si doveva attendere i servizi a colori del settimanale “Epoca”, ora invece lo stiamo seguendo in diretta!
Si lavora anche ad un concept di recupero in mare evitando che la capsula tocchi l’acqua. Il problema principale riguarda naturalmente la precisione richiesta nell’ammaraggio.
Secondo me la cosa più probabile è che ci sia qualche sistema per tenere il gonfiabile nella posizione del previsto ammaraggio man mano aggiornata durante la discesa.
La capsula dovrebbe essere molto più stabile rispetto ai fairing
Può essere, io sono più propenso a pensare che serva a limitare più possibile il contatto con l’acqua salata.
Bisogna tenere conto che se effettivamente non ci sarà un vero e proprio “splash down” prima di lasciar avvicinare qualcuno o di far uscire gli astronauti probabilmente la capsula dovrà essere “lavata” con acqua dolce per rimuovere i residui degli ipergolici.
Nel frattempo GoSearcher, la nave attrezzata per il recupero delle Dragon ha ricevuto una piccola modifica “aerea”…