Rocket Lab annuncia un Electron riutilizzabile

In una conferenza stampa tenuta poco fa Peter Beck, fondatore e CEO di RocketLab ha annunciato che il primo stadio del lanciatore Electron sarà recuperato grazie ad un elicottero che aggancerà al volo il particolare paracadute/parafoil che sarà montato sul vettore.

La raccolta dei dati è iniziata a partire già dalla sesta missione di Electron, e a partire dal decimo volo sarà presente a bordo una black box dedicata e ad alte prestazioni per immagazzinare i dati telemetrici del primo stadio in fase di rientro atmosferico che saranno cruciali per raggiungere l’obiettivo del recupero e riutilizzo di questo componente.
La black box dovrà essere recuperata a mare.

La motivazione principale per sviluppare la tecnologia di recupero è quella di aumentare la frequenza dei lanci per tentare di ridurre i prezzi.

Ecco il link alla registrazione della “live”…

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Peter Beck, durante una conferenza stampa tenuta questa sera, ha rivelato che il primo stadio del razzo Electron sarà recuperabile. Ovvero rientro con paracadute e recupero al volo con un elicottero.

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Veramente interessante come idea, vedremo come procederanno gli sviluppi!

Beck ha spiegato che il rientro controllato con atterraggio (alla Falcon 9) non è conveniente per un piccolo razzo mentre il recupero a mezz’aria è più fattibile, data anche la relativa leggerezza dello stadio. Beck ha poi sottolineato che la parte più difficile dell’operazione sarà il rientro (superare il muro ‘the wall’, come l’ha definito lui). Su questo non ha fornito dettagli.
Insomma tutti i nuovi si muovono verso il riutilizzo mentre le old space… :sleeping:

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Inoltre con quelle turbopompe alimentate a batteria si presentano bene in ottica riusabilità

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Lo “scenario ideale” sognato da Beck, infatti, è proprio il recupero al volo dello stadio, una veloce manutenzione, una ricarica/cambio batterie e via, si rilancia.

Ottime notizie, Rocket Lab mi sembra sempre più la SpaceX del mercato SmallSat, sempre tendente all’ innovazione!

Ecco, ora la BO rischia di arrivare terza nel recupero del primo stadio… :smile:

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La mia unica curiosità rimane sul comportamento della fibra di carbonio al rientro nell’ atmosfera…

Scusate se dissento un po’ sul fatto che sia una sorpresa.

Il mid-air retrieval e’ interessantissimo ma e’ anche piuttosto ovvia come idea, per un piccolo lanciatore.

Qualche tempo fa avevo sperato che lo facessero per il Vega, che sarebbe perfetto come piattaforma per un lanciatore a basso costo, con un primo stadio liquido riutilizzabile e gli stadi spendibili derivati dagli attuali solidi quindi intrinsecamente adatti ad essere prodotti in piccola serie, oltre che di massa minore della parte riutilizzabile. Considerato le dimensioni dei finanziamenti che puo’ mettere in campo l’Europa e le piccole dimensioni di un eventuale booster riutilizzabile, fare della sperimentazione sarebbe a basso rischio, anche se cambia ancora lo scenario e anche se fosse a fondo perduto.

Permettetemi di autoquotare un mio post dello scorso febbraio:

Sicuramente mi sfugge qualcosa, non sono esperto, ma non riesco a vedere un motivo per non partire subito e dichiararlo anche.

Speriamo davvero che all’ESA e Arianespace facciano finta di non fare nulla per motivi di segretezza (che comunque considererei fuori luogo) e che davvero non pensino o facciano finta di pensare tutti che SpaceX non fa nulla di speciale e la riutilizzabilita’ non serve come alcuni di loro hanno dichiarato in passato, se no qui ci passa davanti anche l’India.

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Presentazione molto interessante, segno anche che c’è volontà di investire su Electron.

Riguardo il mid-air catch, ho sempre avuto la mia idea: sicuramente più realistico e concettualmente semplice rispetto al rientro motorizzato con atterraggio messo a punto da SpaceX, non posso fare a meno di pensare che implica un mezzo con equipaggio che esegue manovre rapide in estrema prossimità del primo stadio e dei suoi paracadute e relativi cavi…non so, a me fa sempre un certo effetto. Se lo scaldabagno di SpaceX si schianta male, fin tanto che non rientra su zone abitate, amen…in questi recuperi al volo vedo una manovra potenzialmente più pericolosa, ma magari sbaglio io e alla fine si rivela un gioco da ragazzi. :wink:

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No, no, che equipaggio nelle vicinanze? Mica siamo nel 20esimo secolo. Tutto robotizzato. O almeno il gancio “attivo” deve essere robotizzato, con l’equipaggio eventuale dell’elicottero al sicuro piu’ sopra all’altro capo di un lungo cavo in volo livellato che non fa manovre strane. Ma non escluderei un veicolo totalmente automatico derivato da un modello di serie.

Sicuramente sul meccanismo di aggancio e mid air catch mi aspetto che dovra’ esserci molta sperimentazione e molti possibili design, pero’ le leggi della fisica lo permettono abbastanza agevolmente, la portata di moltissimi elicotteri e’ ben superiore alla massa a secco dei booster di piccoli lanciatori e la resistenza specifica dei materiali speciali per i cavi acquistabili anche al Decathon da velisti e lanciatori di aquioni da diporto ( es. UHMWPE/HMPE) sembra lasciare ampi margini.

In giro ci sono droni e booster riutilizzabili che fanno autonomamente manovre molto complesse, escluderei nel modo piu’ assoluto che un eventuale mid air catch venga fatto totalmente a occhio da piloti umani. Ecchecavolo siamo in un epoca in cui mettono processori ARM multicore anche dentro ai biberon.

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Domanda si sa già la data/anno che lancieranno il razzo in versione recuperabile? Grazie in anticipo per le risposte.

Negativo. La conferenza stampa non è stata troppo ricca di dettagli…

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per quanto riguarda la capacità di carico, visto che la tangenza degli elicotteri è pochina quando devono avere dei carichi, non mi sentirei di vederla come una cosa di poco conto. Al rientro l’aggancio deve avvenire al volo, in discesa probabilmente a 5-10 m/s, con un sistema di smorzamento capace di attenuare il carico inerziale senza smontare l’elicottero stesso. Ingegneristicamente mi sembra complesso tanto quanto il sistema di atterraggio, viste le variabili in gioco

Articolo di SpaceNews sull’argomento.

Ecco il video di come dovrebbe avvenire il recupero.

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Nuovo articolo di Roberto Mastri pubblicato su AstronautiNEWS.it

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Per completare il contesto, il mid air catch in teoria e’ anche la tecnologia di recupero ipotizzata per il riutilizzo del blocco motori del futuro Vulcan.

Ovviamente siamo in una fase ancora iniziale, e’ da vedere quale soluzione verra’ eventualmente usata alla fine.

Per ora, se non mi sfugge nulla, sono state proposte le seguenti tecniche di recupero di veicoli riutilizzabili:

  • paracadute e recupero in aria (come l’Electron e il gruppo motori Vulcan)
  • paracadute e recupero in mare con reti (come i fairing del Falcon)
  • paracadute e splashdown (come i SRB dello Shuttle e molte capsule manned)
  • paracadute e atterraggio su terra ( CST-100, capsula New Shepard)
  • atterraggio orizzontale (come lo Shuttle e l’ipotizzato Adeline)
  • atterraggio retropropulsivo verticale (come i Falcon, SS/SH, RLV-T5, New Glenn e altri)

Ma non so se questo sia il 3d giusto per gli aspetti tecnici delle varie tecniche di recupero

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